lunedì 21 aprile 2014

La tregua di Natale del 1914

 (pag.394-395) “Individuò due sergenti, uno inglese e l’altro tedesco, impegnati in una conversazione. Toccò sulla spalla l’inglese. «Tu!» disse. «Cosa diavolo stai facendo?»
L’uomo gli rispose con la parlata gutturale dei portuali di Cardiff. «Non so com’è successo esattamente, signore. Qualche crucco è salito sul parapetto, disarmato, e ha gridato “buon Natale” nella nostra lingua. Allora uno dei nostri ha fatto lo stesso, poi hanno cominciato a camminare andandosi incontro e in un batter d’occhio stavano imitando tutti il loro esempio.»
«Ma nelle trincee non è rimasto nessuno!» gridò Fitz infuriato. «Non vedete che potrebbe essere un trucco?»
Il sergente osservò la prima linea, da entrambi i lati. «No, signore, se proprio devo essere onesto, non posso dire di vederlo» rispose in tono gelido.
Quell’uomo aveva ragione. Com’era possibile che il nemico approfittasse del fatto che le truppe di prima linea dei due schieramenti avessero fraternizzato?
Il sergente indicò il tedesco. «Lui è Hans Braun, signore. Faceva il cameriere all’hotel Savoy di Londra. Parla inglese!»
Il sergente tedesco salutò Fitz. «Felice di fare la sua conoscenza, maggiore. Buon Natale.» Aveva meno accento del sergente di Cardiff. Gli porse una fiaschetta. «Le va un goccio di schnaps?»
«Santo cielo» disse Fitz, e se ne andò.
Non poteva farci niente. Sarebbe stato difficile mettere fine a una situazione del genere persino con l’appoggio di sottufficiali come il sergente gallese. Senza il loro aiuto, era impossibile. Decise che era meglio riferire l’accaduto a un superiore e lasciare che fosse qualcun altro a occuparsi di quel problema. […] I soldati cominciarono a giocare a calcio, Gran Bretagna contro Germania, impilando i berretti delle uniformi per fare i pali delle porte.”


[foto: informarexresistere.fr ]

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