martedì 15 aprile 2014

Officine Putilov dopo la mobilitazione dell’esercito

(pag.338) “«[…] Gli operai specializzati come voi ci servono per costruire i treni, non per fermare i proiettili tedeschi: quello può farlo anche un contadino illetterato. Il governo ancora non l’ha capito, ma con il tempo ci arriverà, e allora mi ringrazierà.» "

La mano d’opera qualificata era preziosa nelle fabbriche e non andava “sciupata in guerra”. I Russi avevano capito l’insufficienza dei loro mezzi ferroviari, e dovevano provvedere prima di una possibile guerra, per non ricadere in una situazione di insufficienza di infrastrutture come durante la guerra del Giappone.
Il ruolo degli operai in fabbrica sarebbe stato tanto importante quanto quello dei soldati al fronte.

(pag.338) “Nelle officine Putilov si costruivano più treni che mai. L’esercito doveva presumere che locomotive e vagoni sarebbero stati distrutti dai bombardamenti, e non appena fosse iniziato il conflitto ci sarebbe stato bisogno di ricambi. Si facevano quindi pressioni sulla squadra di Grigorij affinché producesse ruote a un ritmo più rapido.
[…] Era un piccolo capannone, e la fornace, che già lo rendeva rovente in inverno, ora, in piena estate, lo trasformava in un vero e proprio inferno. Il metallo strideva e ronzava passando nei torni che lo modellavano e lo levigavano.”

 [foto: kingsacademy.com Una fornace (in una fabbrica americana) nei primi del ‘900]

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